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Immagine del redattoreSimonetta Pistocchi

Allergie stagionali: che fare?

Aggiornamento: 1 mar

La primavera è sinonimo di vita all'aria aperta, passeggiate in campagna, giochi nei parchi, ritorno al contatto con la natura, ma per le persone allergiche può essere un periodo di difficoltà per il comparire di sintomi fastidiosi quali occhi arrossati, palpebre gonfie, lacrimazione, congestione nasale, starnuti, tosse persistente, prurito al naso, agli occhi e alla bocca, a volte anche respiro affannoso. In questi casi è necessario difendersi, sia con gli opportuni farmaci sia adottando alcuni accorgimenti.



L'allergia è una risposta anomala, esagerata, dell'organismo nei confronti di sostanze esterne (gli allergeni), sostanze che sono del tutto innocue per chi non è allergico. Questa reazione porta alla produzione di istamina, che è alla base di tutti i sintomi di allergia. Si può essere allergici ad alimenti, a sostanze che vengono inalate, quali pollini o muffe, acari, peli di animali, ecc).

Una delle più comuni allergie è quella nei confronti dei pollini, particelle invisibili che vengono rilasciate dalle piante durante la fioritura e che si disperdono nell'aria. Il 10-25% della popolazione, sia bambini che adulti, soffre di allergia in primavera. La maggior parte delle persone che hanno sintomi allergici in primavera è allergica alle graminacee (ai pollini delle erbe dei prati, di frumento, orzo, segale), molto comune è anche l'allergia alla parietaria (un'erba spontanea), in misura minore ai pollini di alcuni alberi (quali betulla, nocciolo, ulivo, cipresso). In primavera la fioritura si protrae per diverse settimane, il periodo varia a seconda della specie (i pollini del cipresso, per esempio, vengono emessi precocemente e danno sintomi già in febbraio, mentre le graminacee raggiungono le massime concentrazioni polliniche verso aprile-maggio, per poi ridursi a fine giugno, la parietaria produce pollini dalla primavera fino all'autunno).

I sintomi di allergia si manifestano maggiormente agli inizi della stagione pollinica, perchè sembra che nei mesi successivi le persone allergiche maturino una sorta di tolleranza verso gli allergeni. Secondo uno studio pubblicato su Nature, i cambiamenti climatici, che portano ad un anticipo della primavera ed a un prolungamento dell'estate, determineranno una maggiore e più prolungata produzione di pollini.

Le concentrazioni di pollini nell'aria, e quindi i disagi che manifestano le persone allergiche ai pollini, sono molto variabili di anno in anno perchè risentono delle condizioni atmosferiche: primavere piovose riducono la concentrazione di polline, clima caldo e secco e ventoso favorisce il rilascio di pollini dalle piante e la sintomatologia allergica (il vento associato ad una giornata di sole è la condizione climatica che favorisce di più un’elevata concentrazione di pollini). Anche l'altitudine modifica la concentrazione pollinica: in montagna (600-1000 metri) le stesse erbe emettono i pollini un mese più tardi rispetto alla pianura.

La concentrazione di polline nell’aria è maggiore in pianura e nelle vallate, piuttosto che in montagna o al mare e naturalmente più elevata in campagna che in città. Anche l'inquinamento condiziona la sintomatologia allergica, in quanto può veicolare i pollini nell'aria, facendoli arrivare più profondamente nei polmoni, determinando sintomi di maggiore gravità.

I sintomi dell'allergia ai pollini sono quelli della rinite (con starnuti ripetuti, prurito al naso, sensazione di naso chiuso, secrezione chiara e acquosa, riduzione dell'olfatto), della congiuntivite (lacrimazione profusa, prurito e arrossamento degli occhi, gonfiore delle palpebre, fastidio alla luce) e dell'asma bronchiale (tosse secca e stizzosa, difficoltà respiratoria con senso di costrizione toracica, respiro con sibili). Si possono associare sintomi quali stanchezza, cefalea, manifestazioni cutanee. Il raffreddore allergico è facilmente distinguibile dal raffreddore virale perché di solito gli starnuti sono a salve (cioè a raffiche), e spesso è associato a congiuntivite (arrossamento e prurito agli occhi). Chi sa già di essere allergico ai pollini ed è disturbato dai sintomi può iniziare la terapia con farmaci antiallergici per tenere sotto controllo la sintomatologia.

Ma se si ha solo il sospetto di allergia, è utile effettuare i test allergometrici cutanei (prick test) che ci permettono di confermare o meno la diagnosi, indicandoci quali sono le piante responsabili dei sintomi (e come evitare l'esposizione all'allergene) e di orientare nella scelta terapeutica (quali farmaci usare e per quanto tempo, se è indicato o no un vaccino desensibilizzante).


Cosa fare per ridurre i disagi nella stagione dell'allergia ai pollini:

  • In casa è consigliato effettuare il ricambio di aria al mattino presto e alla sera tardi, quando la concentrazione di pollini nell’aria è inferiore e tenere le finestre chiuse nelle ore centrali della giornata.

  • Meglio evitare di stare troppo all’aperto specie in campagna e dove l’erba è stata tagliata di recente, soprattutto nelle giornate assolate e ventose.

  • Evitare campeggi e picnic e di rotolarsi nell’erba.

  • Preferire gite al mare o in montagna piuttosto che in campagna. Evitare di uscire nelle ore centrali o più calde della giornata, in cui la concentrazione pollinica è maggiore, così come è bene evitare di restare all'aperto nei primi momenti di un temporale, poiché la pioggia facilita il rilascio di allergeni.

  • È bene sforzarsi di respirare sempre con il naso perché, al contrario della bocca, trattiene parte degli agenti presenti nell’aria.

  • In bicicletta o in motorino conviene utilizzare mascherina e occhiali avvolgenti. In auto tenere i finestrini chiusi e attivare il filtro antipolline se presente.

  • A fine giornata fare la doccia per rimuovere i pollini dalla cute e dai capelli.

Per alleviare i sintomi delle allergie respiratorie (raffreddore e congiuntivite allergica) è possibile ricorrere a farmaci antistaminici e antiallergici. Se il miglioramento è scarso il medico potrà consigliare una terapia personalizzata. Va sempre consultato il medico se l'allergia causa sintomi di asma (tosse insistente, affanno), che richiede adeguato inquadramento clinico e terapeutico.



Dr.ssa Simonetta Pistocchi

Medico specialista in Pediatria, esperta in malattie respiratorie e allergologiche


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