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Partorire a casa in acqua

Aggiornamento: 29 feb

Era la prima volta, eppure tutto è stato perfetto. Complice l’acqua, un ambiente sereno, le persone giuste e un approccio naturale. Il racconto di un parto da manuale.



Il parto di mia figlia Alessia, avvenuto a casa in piscina, è stato lo straordinario epilogo di una gravidanza fortunata cui si è unita una buona preparazione fisica e psichica. Con lo yoga e i corsi preparto in acqua ho imparato il controllo della respirazione, mentre alcune sedute osteopatiche mi hanno aiutato a ridurre il mal di schiena nel terzo trimestre. L'ultima seduta finalizzata a dare un rilancio energetico ha ottenuto il suo scopo, e dopo poco più di ventiquattro ore Alessia ha deciso di intraprendere il suo primo importante viaggio.


A Quattro Castella di Reggio Emilia, dove vivo, le spese per il parto in casa sono completamente sostenute dal Sistema Sanitario Nazionale, ma non è così in tutte le città.


Per potervi accedere, bisogna rientrare in determinati parametri e l’avanzamento della gravidanza deve essere fisiologico. Il parto a domicilio può avvenire a partire da circa 3 settimane prima a 12 giorni dopo il termine previsto. L’assistenza è curata da due ostetriche che si rendono reperibili telefonicamente per tale periodo.


Una volta presa la decisione di partorire a casa, in accordo ovviamente con mio marito e i miei familiari mi sono messa in contatto con le ostetriche dell’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia. Dopo un primo incontro conoscitivo con Irene, nel quale ho mostrato la cartella ginecologica e ho trovato risposte a dubbi e curiosità, la mia richiesta è stata discussa e accettata.


La presa in carico ufficiale da parte delle ostetriche avviene alla 32° settimana, con l’apertura della cartella clinica, con una visita e la visione degli esami. E’ in quella occasione che ho conosciuto Sara, l’altra ostetrica che ha dato disponibilità per assistermi. In più, nel mio caso anche Benedetta era in affiancamento alle prime due. Naturalmente la scelta delle ostetriche si basa sull’esperienza poiché devono essere in grado di gestire qualunque imprevisto eventuale; in caso di complicanze, sono loro stesse che accompagnano la partoriente presso l’ospedale idoneo più vicino, continuando l’assistenza anche all'interno della struttura.


A travaglio avviato bisogna avvertire il 118 e l'ospedale di riferimento, affinché si tengano pronti in caso di necessità.


Durante le ultime settimane ho avuto modo di confrontarmi con Irene e Sara con una serie di visite sia in ospedale che a casa, dove in un’atmosfera molto amichevole e informale mi hanno dato indicazioni sulle cose da preparare. Ormai tutto era pronto a casa, inclusa la borsa per le emergenze.


La sera prima del parto ho camminato su e giù per il paese alle feste medievali di Quattro Castella per stimolare le contrazioni (essendo già scaduto il termine da un giorno!), che sono iniziate alle 2.30 per poi stabilizzarsi rapidamente a una ogni 3-4 minuti. Mio marito si è adoperato per la preparazione e il riempimento della piscina già pronta in camera della bimba con acqua a 38°, annotando puntigliosamente orario e durata delle contrazioni e tenendo i contatti telefonici con Sara e Irene. Io nel frattempo ho trovato immediato beneficio sotto l’acqua bollente della doccia adeguatamente corredata di un comodo sgabello.


Le ostetriche sono arrivate alle 5.00; alle 6.00 sono uscita dalla vasca per una visita il cui responso era “dilatazione di 2 centimetri” e lì mi si sono rotte le acque. Rientrata in piscina per meglio sopportare le contrazioni, con quattro spinte, alle 7.20 Alessia è nata. In poco più di un’ora avevo raggiunto la dilatazione completa, complice sicuramente anche l’acqua calda; marito e ostetriche mi hanno sostenuta, monitorata e incoraggiata, ma Alessia è sgusciata nella sua piscinetta praticamente da sola! E così il suo primo bagnetto lo abbiamo fatto insieme.


Dicono che sia una cosa soggettiva, ma io ho sentito molta differenza tra il dolore delle contrazioni nell'acqua e quello fuori, per me decisamente maggiore.

Credo inoltre che la rapidità con cui sia avvenuto il parto, nonostante fosse il mio primo, sia stata dovuta anche al calore dell’acqua e al fatto che fossi in una situazione molto rilassata.


La respirazione, i massaggi perineali, l’omeopatia e sicuramente complice anche la fortuna mi hanno aiutato a non lacerarmi, infatti non è stato necessario nemmeno un punto di sutura. In caso contrario, avrebbero comunque provveduto le ostetriche lì a casa.


Dopo la nascita, mi hanno messo la mia cucciola sulla pancia con ancora il cordone attaccato per più di mezz'ora, lasciandolo così il più possibile in modo da fare passare tutto il sangue placentare.


Alessia si è attaccata al seno subito favorendo così le contrazioni per fare uscire la placenta, che ho espulso dopo circa 40 minuti. Il cordone è stato tagliato solo dopo e nel frattempo la bimba è rimasta sempre attaccata. L’indice Apgar era perfetto.


L’assistenza delle ostetriche è continuata anche nei giorni subito dopo il parto per controllare che mamma e figlia non avessero problemi e che Alessia si attaccasse bene al seno e avesse una crescita regolare.


Anche per i primi controlli post-natali non siamo dovuti uscire di casa: il pediatra designato per questo genere di parti, il dottor Alessandro Volta dell’ospedale di Montecchio è venuto a visitarla dopo tre ore dalla nascita, mentre dell’indice Apgar e del prelievo per screening metabolico se ne sono occupate direttamente le ostetriche. Dopo una settimana è poi venuto il pediatra di base a conoscere la sua nuovissima paziente.


L’unico controllo per il quale siamo dovuti andare in ospedale è stato lo screening per l’udito.


Lo so, sembra quasi tutto troppo bello per essere vero. Eppure è andata proprio così, tanto che, quando a poche ore dalla nascita di Alessia sono entrata in cucina trovandovi mio marito che brindava a champagne con nonni, zii e pediatra, mi è venuto da pensare che, più di un parto, quello era un party!

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