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Come si induce l’ipnosi in preparazione del parto

Aggiornamento: 1 mar

L’induzione dell’ipnosi comporta una serie di passaggi ben precisi che permettono alla gravida di acquisire consapevolezza del proprio corpo e controllo nel momento del parto, con benefici sia per la mamma che per il bambino.



Durante l’induzione d’ipnosi, la donna viene posta in una condizione di rilassamento attraverso la visualizzazione di immagini piacevoli, aumentando l’attenzione verso se stessa e riducendo al massimo paure e angosce. Uno degli obiettivi principali è di allentare il controllo della mente cosciente sulla mente inconscia permettendo alla partoriente di liberarsi delle componenti sociali e ansiose del dolore per far emergere quelle conoscenze innate che assecondano l’espletamento del parto. 


La partoriente, come la gravida che ha dei disturbi legati alla gravidanza (iperemesi, ecc.), deve imparare ad andare in autoipnosi, ovvero ad andare in trance da sola e in qualsiasi situazione. Per questo vengono insegnati segnali di condizionamento post ipnotici da mettere in atto innanzitutto per entrare in trance in modo autonomo (autoipnosi) e rivivere tutte le sensazioni di profondo benessere e calma, arrivando per esempio a  gestire le contrazioni spostando l’attenzione dalla componente dolorosa alla componente del fare.


Schema di induzione:

  • Induzione d’ipnosi tramite la concentrazione sul corpo e sul respiro al fine di imparare a riconoscere lo stato di trance associato con la sensazione di calma.

  • Visualizzazione di un posto familiare e tranquillo, per esempio la spiaggia. Ci si focalizza sui dettagli sempre piacevoli, come il sole che scalda dolcemente, l’acqua che rinfresca, la sensazione piacevole di galleggiamento, ecc.

  • Condizionamento: si ricorda che lo scopo è quello di apprendere l’autoipnosi e quindi si insegna ad associare un gesto della mano allo stato di ipnosi, invitando la donna a tornare in trance tutte le volte che vorrà, rivivendo lo stato di benessere e profonda calma.

  • Usando sempre la stessa sequenza, si propongono tutte le fasi, insegnando cosa fare durante le contrazioni e creando quindi un altro condizionamento o ancoraggio: “Ogni volta che arriverà una contrazione la potrai tenere nella mano destra, stringendola a pugno, e nel momento in cui sentirai che sta passando allora potrai riaprire la tua mano lasciando andare tutti i muscoli, così potrai rilassare anche i muscoli della vagina, del perineo, del canale del parto e dell’utero”. Si ricorda alla donna che è forte e capace perfettamente di far nascere il bimbo, in quanto le si sottolinea che l’unica cosa che le servirà è il suo corpo. Tutto questo, proprio perché enfatizzato dallo stato ipnotico, permetterà alla donna di sperimentare sensazioni di sicurezza legate al fatto che, nel momento del parto, saprà esattamente cosa fare e come farlo. Inoltre, l’andare in autoipnosi le permetterà di non ascoltare il dolore, quindi di percepirlo molto meno; a questo punto avrà fiducia nel suo corpo, che sa cosa fare, e si lascerà andare.

  • Mentre si passa attraverso le varie fasi della nascita si ricorda alla partoriente che può riposarsi e perfino dormire. Le si insegna il concetto di distorsione temporale, ricordandole che per la mente inconscia il tempo è una variabile aleatoria.

  • Nella fase espulsiva si offrono immagini morbide e di forza, si ricorda che dovrà spingere, ma anche che il bimbo potrà nascere come se facesse la sua prima discesa sullo scivolo al parco!

  • Dopo la nascita, si pone l’accento sul contatto tra madre e figlio, sollecitando la mamma a dimenticare tutto il resto e farsi rapire solo dal suo bimbo, enfatizzando il contatto visivo, vocale e dei sensi in generale. Questo per favorire un primo incontro positivo (bounding).

  • Secondamento: si ricorda che dovrà espellere la placenta.

  • Anestesia: si conclude dando una suggestione post ipnotica che possa aiutare la donna con sensazioni di anestesia nella zona della vagina, per aiutarla nei momenti successivi al parto.

Quello sopra descritto rappresenta uno schema di azione di massima che tuttavia deve essere personalizzato in base alle caratteristiche della singola persona. Applicata in modo corretto, questa tecnica permette alla donna di acquisire consapevolezza su ciò che sta avvenendo, lasciando libero il suo corpo di agire e di ritrovare, per così dire, un’antica saggezza.


Per approfondire: M. Ghini e J. Frasca, “Quando la collaborazione diventa risorsa”, Rivista D&D di Ostetricia n°77

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