La correzione di eventuali errori posturali è determinante per prevenire o curare numerose patologie a carico del sistema muscolare e scheletrico, nel bambino e nell'adulto.
Con il termine “postura” indichiamo l’adattamento del nostro corpo all’ambiente esterno e interno, ovvero la nostra capacità di adeguarci, da un lato, alla forza di gravità, dall’altro, agli aspetti psichici ed emozionali che ci caratterizzano.
La postura costituisce quasi un riassunto, un evento finale dello sviluppo filogenetico e ontogenetico: come l’ominide nei millenni ha effettuato il passaggio dal cammino a quattro zampe dei mammiferi al cammino in posizione eretta, così il bambino, dopo aver superato la fase del gattonamento, impara a stare in piedi, camminare, sedersi, interagire in modo completo con l’ambiente.
Il bambino deve dunque interagire con la gravità e le forze esterne e imparare a gestirle, ma non solo: sappiamo bene che, soprattutto nella fase dell’adolescenza, la postura riflette l’atteggiamento psicologico del soggetto. Una timidezza eccessiva e un carattere introspettivo si tradurranno spesso in un atteggiamento in chiusura, con spalle anteposte, dorso curvo, capo chino, ecc.
Certamente, esiste una netta relazione tra stati emozionali e contratture muscolari anche nell’adulto: provate per un attimo a sentire i vostri muscoli quando siete ansiosi, arrabbiati: si usa dire che si è tesi come una corda di violino, ovvero tutti i nostri muscoli vanno incontro a una contrattura. Stati emotivi intensi, protratti nel tempo, possono dunque influenzare in modo permanente la postura e, in seguito a contratture diaframmatiche, alterare anche il modo di respirare, generando tutta una serie di conseguenze meccaniche che si traducono in dolore miofasciale e articolare. Sappiamo bene del resto come l'atteggiamento mentale condizioni quello posturale. Ciò accade per esempio nelle donne con molto seno, o molto alte, che tendono per vergogna o per non accettazione sociale a stare curve in cifosi dorsale. La postura dunque va intesa come reazione sia a forze biomeccaniche che a fattori emozionali e psichici.
Per il primo aspetto, l’assunzione della posizione eretta determina una serie di aggiustamenti posturali a più livelli (comparsa della volta plantare e di una conformazione dinamica del piede, comparsa delle curve al rachide, adeguamento della masticazione, maturazione del sistema visivo e delle vie neurologiche responsabili della trasmissione centrale della posizione dei vari segmenti) che, se adeguatamente integrati, consentono un movimento con minima compressione e minimo attrito articolare ai vari livelli.
Il nostro corpo, infatti, deve essere visto come un unico sistema, anche se costituito da vari segmenti: questo concetto di interdipendenza di un settore corporeo da un altro fa sì che anche singole alterazioni in uno di essi siano in grado di influenzare l’intero assetto posturale. Un’anomalia dell’appoggio a terra può riflettersi sull’intera postura, così come un’anteposizione del capo può causare attriti articolari anche in articolazioni a distanza.
La conoscenza che il nostro cervello ha del nostro corpo non è del resto distribuita in modo uniforme. Il cervello privilegia infatti le parti che vengono a contatto con il mondo esterno (mani e piedi e le informazioni provenienti dalle articolazioni che ne supportano il movimento), mentre lo scheletro assiale, il rachide, è assai meno rappresentato nella corteccia cerebrale. Ne deriva che noi possiamo assumere una posizione anche molto sbagliata senza che il nostro cervello ne sia a conoscenza. Questo, che è spesso alla base della strutturazione di anomalie posturali, ci fa comprendere come sia importante una diagnosi precoce e una precoce correzione, prima che posizioni sbagliate vengano a fissarsi.
La correzione di un errore posturale non potrà poi essere fatta dalla mamma con continui richiami, proprio perché il bambino spesso non è in grado di rendersi conto (per quanto detto prima) del suo errore posturale e sarà necessario intervenire con tecniche adeguate. Naturalmente, anche se più complesso, l’intervento di rieducazione posturale è possibile anche nell’adulto, modificando l’assetto generale e destrutturando compensi, retrazioni muscolari e fasciali, anomalie funzionali ai vari settori.
Occorre poi tenere bene presente che non esiste una sola postura perfetta, come non esiste in natura la perfezione nei vari segmenti del nostro corpo: piccole differenze di grandezza o lunghezza degli arti, ad esempio, sono presenti nella maggior parte della popolazione. Dobbiamo quindi confrontarci con infinite posture individuali che però devono rispettare i canoni di funzionalità biomeccanica del sistema, consentendo a tutte le articolazioni un movimento con minimo attrito e a tutti i muscoli un adeguato livello di economicità di attivazione.
Se questi parametri non sono rispettati, si generano tensioni muscolari e fasciali, da cui dolori che tendono a cronicizzarsi, si strutturano compensi, che a loro volta possono essere causa di patologia, mentre nel tempo, non essendo rispettata la posizione articolare che consente il movimento con minor attrito, le articolazioni vanno incontro a usura e quindi a fenomeni degenerativi artrosici.
L’intervento posturale deve avvalersi di un’adeguata diagnosi dell’anomalia delle diverse componenti della postura del soggetto, il più precoce possibile, cui deve far seguito un’individuazione dei compensi spontanei e una loro correzione, sì che possa ricostituirsi una postura più adeguata all’ambiente. Naturalmente, l’intervento terapeutico sarà tanto più semplice ed efficace quanto più precoce rispetto all’instaurarsi di compensi: una diagnosi e un trattamento effettuato nel bambino e nell’adolescente è certo più efficace di un trattamento nell’adulto. Quindi alcuni consigli posturali possono aiutare già il bambino piccolo, alcune tecniche sono già applicabili a questa età, mentre per altre tecniche, che prevedono una partecipazione attiva del soggetto, occorre attendere gli 8-9 anni per intervenire terapeuticamente con successo.
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