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Immagine del redattoreAnnalisa Tirelli

La mano dolce dell’osteopata per il bambino podalico

Aggiornamento: 1 mar

Quando si tratta di fare girare il bambino podalico, il trattamento osteopatico offre un’alternativa naturale e non invasiva a quella ginecologica: il racconto della D.O. Laura Curti.



Per l’osteopatia ogni parte del nostro corpo non costituisce un elemento indipendente a sé stante ma è interconnessa a livello profondo con tutte le altre strutture dell’organismo. Di conseguenza, in caso di gravidanza, anche il feto interagisce con queste strutture risultandone condizionato. La posizione podalica rientra in questo tipo di condizionamenti.  

Il metodo osteopatico prevede una serie di manovre finalizzate a fare girare il bambino che si concentrano sugli aspetti anatomici, funzionali e posturali della pelvi, della colonna, dell’utero e dei suoi legamenti e di tutte le componenti che possono influenzare la posizione del feto e i suoi movimenti all’interno dell’addome.

Non esiste una sola tecnica specifica osteopatica che determina la correzione della posizione del bambino, ma si tratta piuttosto di rivolgere un approccio globale alle disfunzioni presenti nel corpo della mamma. L’osteopata ha il compito di valutarle e “correggerle”, creando le condizioni perché il futuro neonato possa trovare una nuova posizione.

Successivamente, se necessario, possono essere applicate manovre più specifiche, ma per nulla invasive per il nascituro. Queste tecniche si possono compiere anche fino a qualche giorno prima del parto

La tecnica dolce e non invasiva del trattamento osteopatico non va confusa con la manovra ginecologica di rivolgimento che, a differenza della prima, agisce direttamente sul feto e deve essere effettuata da un ostetrico esperto in una situazione di assoluta sicurezza.  

Il trattamento osteopatico dovrebbe essere iniziato idealmente verso la 30° settimana, in considerazione del fatto che il bambino si gira fisiologicamente intorno alla 32°. Occorre tenere presente tuttavia che il feto si può girare anche “15 minuti prima” del parto. Tale movimento risulta più difficile poiché lo spazio è minore, ma succede. In questo caso si possono associare eventualmente altre metodiche: nella mia esperienza, una combinazione molto efficace è quella con la moxibustione.  

Tra le varie pazienti che ho trattato, vi è anche una mia collega che si è gentilmente prestata a raccontare la propria esperienza, la D.O. Laura Curti*:   

1. A quale punto della gestazione è stato fatto il trattamento e quante sedute sono state necessarie perché il bambino si girasse? Mi sono sottoposta al primo trattamento già nel primo trimestre perché soffrivo di nausea, poi ad altri tre dal sesto al nono mese. Il bambino si è girato dopo i primi due di quest’ultima serie, nel settimo mese. L’ultimo trattamento l’ho fatto per lenire i dolori pubici e alla sciatica. 

2. Quali sensazioni hai provato? Durante le sedute sono stata sempre molto bene. Nell’ultimo trimestre la sensazione percepita era quella un’onda circolare dentro la pancia. Nelle giornate seguenti il trattamento sentivo meno peso sul pube e meno tensioni sulla pancia.  La percezione era di grande leggerezza.  

3. E quando il bimbo si è girato? Faccio fatica a collocare il momento preciso in cui il bambino


si è girato. Dopo la seconda seduta, al settimo mese, ho percepito però in modo evidente un mutamento nella distribuzione del peso. Prima sentivo pressione e fastidio sullo stomaco, dopo ho iniziato a percepire invece il peso più concentrato nella parte bassa sinistra, probabilmente perché era avvenuta la giravolta, cosa che è stata poi confermata dall’ecografia.  

4. In che cosa è consistito il trattamento? Non è stato un lavoro articolare, ma muscolare e membranoso fasciale focalizzato sul bacino e sul diaframma per alleviare le tensioni. Sulla pancia Annalisa ha lavorato a livello fasciale imprimendo un moto circolare molto importante dal punto di vista energetico. 

5. Molte persone, tra cui medici, ancora guardano con sospetto l’eventualità di potere agire con il trattamento osteopatico sulla donna in gravidanza, tanto più se rivolto al feto. Il fatto di essere tu stessa osteopata ti ha aiutato a superare eventuali timori? Certamente sì, sapevo che non si trattava di manovre interne e di manipolazioni invasive o pericolose per il bambino. Parallelamente, ero in grado di capire il significato dei movimenti dell’osteopata. Per esempio, l’atto di appoggiare le mani sulla pancia a un profano appare una manovra inutile, mentre invece l’osteopata in questo modo imprime un moto circolare alla fasce con esiti molto positivi sulla componente energetica. 


6. Un parere da osteopata: il metodo osteopatico è sempre efficace in caso di bambino podalico o c’è una percentuale di insuccesso? La garanzia di successo non si può mai avere al cento per cento. Molto dipende dalle risorse individuali, nel caso specifico della madre e del bambino. È inoltre importante che siano presenti elementi di squilibrio corporeo che solo l'osteopata può valutare nel corso della prima seduta per poi decidere se intervenire oppure no.  

Laura Curti è osteopata libera professionista


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