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La fibromialgia che discende dalla psiche

Aggiornamento: 1 mar

Ecco qui la storia di un caso di fibromialgia risolto con successo grazie alla psicoterapia: la vicenda di Alessandra.



Si presenta nel mio studio un’elegante signora che chiameremo Alessandra. Il motivo per cui viene è il rapporto difficile con la figlia adolescente. Tra le altre cose mi dice di avere una diagnosi di fibromialgia.


Mentre inizia a fare terapia con me, segue una dieta, si sottopone a trattamenti osteopatici e agopuntura. Tutti questi approcci purtroppo non modificano per nulla la sintomatologia legata alla fibromialgia, né tantomeno la aiutano a perdere peso. Questo dato è molto importante nel quadro della patologia, non perché i trattamenti sopracitati siano inefficaci, ma perché, per alcune persone, la psicoterapia funge da sblocco per poter far accogliere gli altri trattamenti.


Le chiedo di raccontarmi la storia della sua vita e della famiglia d’origine della mamma e del papà. Lei mi parla di diverse situazioni di difficoltà, dove appare chiaro che Alessandra fin da piccola ha imparato una lezione molto dura: è bene non essere troppo di disturbo agli adulti. E’ bene trattenere le proprie emozioni. E’ bene mettere in secondo piano i propri bisogni perché il benessere familiare viene prima.


Alessandra aderisce acriticamente alle regole familiari, irrigidendosi in uno schema che spesso mi ha detto essere o bianco o nero, o giusto o sbagliato.


Abbiamo dedicato molto tempo a lavorare sulla sua concezione della relazione con la figlia, che era poi la motivazione per cui veniva da me. Con molta pazienza e tempo, cominciano ad emergere dei buoni risultati, la figlia sembra diventare più gestibile, più affettuosa. Anche questo cambiamento verrà messo un po’ in dubbio durante la terapia, come se non fosse quasi possibile credere che il solo cambiamento d’approccio della mamma sia stato sufficiente a muovere così tanto la relazione.


Arriviamo poi all’analisi della relazione con i genitori, inizialmente descritti come brave persone, poi pian piano emerge tutto un vissuto ambivalente: da un lato la difficoltà rispetto alle problematiche di salute della mamma, dall’altro l’ammirazione per una donna irraggiungibile nella sua perfezione nella gestione di casa. Infine la mancanza di comprensione di una madre che dice alla figlia: “Non ti devo valorizzare io ma gli altri devono parlare bene di te”.


Dopo circa otto mesi di terapia Alessandra va in vacanza nel paese d’origine e non manifesta sintomatologia, ma riesce ad esprimere un po’ la rabbia e vive qualche episodio di lite con la mamma.


All’approccio terapeutico basato sul colloquio clinico, sul metodo EMDR e sull’ipnosi, aggiungiamo due sedute di costellazioni familiari. La seconda è quella decisiva, di sblocco. Alessandra mi chiede di prendere tutto ciò che è possibile da sua madre. Quindi metto nel cerchio (uno dei momenti di lavoro delle Costellazioni familiari) lei e una rappresentante per la mamma. Con un po’ di pazienza si avvicinano e si abbracciano. Aggiungo poi al loro abbraccio quello di tutte le donne presenti. Alla fine mi dice che aveva le gambe durissime come imprigionate nel marmo e durante l’abbraccio si sono via via sciolte.


La rivedo due settimane dopo e mi dice che ora la sintomatologia va e viene, che ha scoperto essere in relazione a momenti di stress, come se ci fosse un interruttore che si accende. Le verbalizzo che allora potrebbe anche spegnerlo quando non ha “bisogno” di sentire la malattia. Ci ripetiamo che qualche volta la malattia è un aiuto che il corpo dà alla mente per sostenere o far sentire ciò di cui emotivamente ha bisogno.


EMDR è l’acronimo di Eye movement Desensitization and Reprocessing, un metodo psicoterapico finalizzato alla riabilitazione dopo traumi o eventi psicologicamente stressanti.


Le Costellazioni familiari consistono in una tecnica di gruppo volta a esplorare i disturbi di origine psicologica da un punto di vista non convenzionale.

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