Si ricorre all'osteopata sempre per il mal di schiena, in realtà il suo trattamento può aiutare a risolvere anche alcuni disturbi della vista. Il caso di Aldo, affetto da corioretinopatia sierosa centrale dell’occhio.
Nel mio lavoro mi capita spesso di osservare casi di pazienti che lamentano un disturbo in una certa parte del corpo e poi scoprire che quel disturbo in realtà dipende da una disfunzione che si trova in una parte diversa e fino ad allora non considerata.
Anche la storia che ora racconterò è un caso, per così dire, di polarità, ma questa volta tra le due parti in causa non c’è alcuna relazione. Non per questo tuttavia l’episodio è meno interessante.
Aldo ha 38 anni e mi chiede un consulto in quanto soffre di lombalgia sinistra, crestalgia (cioè dolore alla cresta iliaca) e tallonite.
Come sempre, parto da un’anamnesi generale, da cui emerge che Aldo è affetto da corioretinopatia sierosa centrale dell’occhio destro, il che significa un accumulo di liquido sotto la parte centrale della retina.
Questa patologia è destinata nel tempo a causare danni permanenti. Inoltre, il liquido sottoretinico tende a creare nella visione una zona centrale molto sfuocata, disturbo che preoccupa e infastisce molto il mio paziente.
Per questo problema Aldo è in cura da un oculista e ha il dettaglio di tutti gli esami diagnostici.
Rilevando sull’occhio una zona molto perturbata, decido di lavorare anche su questa parte, oltre che sul problema alla schiena, per il nostro racconto più comune e meno interessante.
Mi accingo dunque a trattare l’occhio applicando una tecnica embriologica. Sostanzialmente, il mio intervento consiste in un lavoro energetico di apertura, di scarico e di drenaggio.
Questo tipo di trattamento si rivela efficace quasi subito, tanto che Aldo constata con grande sorpresa di avere una vista meno offuscata già dopo il primo trattamento.
Più di ogni altra evidenza, credo tuttavia che valga la pena in questo caso riportare i dati oggettivi dell’OTC, cioè la Tomografia Ottica Computerizzata, un esame che analizza per immagini le strutture retiniche e corneali mostrandone le sezioni.
L’OTC del 14 maggio, prima dell’inizio delle sedute osteopatiche, rilevava una “bolla di sollevamento sottofoveale del neuropitelio e coma da corioretinopatia sierosa centrale”.
L’OTC del 23 luglio, dopo il trattamento osteopatico, segnalava “scomparsa del liquido sottoretinico e lievi alterazioni dell’EPR sottofoveale”.
Da quest’ultimo esame è derivata poi la diagnosi dell’oculista di “corioretinopatia sierosa centrale in fase non attiva” e l’indicazione di una visita di controllo con esami dopo un anno, salvo peggioramento soggettivo.
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