Col termine “cannabis terapeutica” si intende l’impiego a scopo medico delle infiorescenze della pianta della cannabis oppure di cannabinoidi sintetici. L'aggettivo "terapeutica" ne distingue la diversa finalità d'uso e la diversa collocazione giuridico-legislativa rispetto alla cannabis ludico-ricreativa.

Quali sono le principali condizioni per le quali la cannabis terapeutica è prescritta?
In Italia l'accesso alla cannabis terapeutica è regolato da una legislazione del 2015 che ne consente la prescrizione nelle seguenti indicazioni:
dolore spastico associato a sclerosi multipla e a lesioni del midollo spinale;
dolore cronico, con particolare riferimento a quello neuropatico, refrattario alle terapie convenzionali;
nausea e vomito causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV;
stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa;
affetto ipotensivo nel glaucoma;
riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette. Solo per alcune di queste indicazioni è prevista una rimborsabilità a carico del servizio sanitario pubblico, con differenze che variano tra regione e regione.
Come viene somministrata la cannabis terapeutica?
Le due principali modalità di somministrazione sono quella orale, in formulazione di olio sublinguale o come decotto/tisana, oppure quella inalatoria, per vaporizzazione delle infiorescenze mediante appositi dispositivi (mai per combustione). Il farmacista del laboratorio galenico ricopre un ruolo fondamentale perché allestisce preparazioni individualizzate sulla base della varietà genetica e delle concentrazioni di THC e CBD indicate dal medico sulla ricetta.
Quali sono i principali componenti della cannabis terapeutica e come agiscono sul corpo umano?
La cannabis è un fitocomplesso contenente un'ampia gamma di sostanze dotate di azione farmacologica (cannabinoidi, terpeni, aminoacidi, acidi grassi, flavonoidi) e non un unico principio attivo. Sono i cosiddetti cannabinoidi (tetraidrocannabinolo/THC, cannabidiolo/CBD, cannabigerolo/CBG, ecc.) ad esercitare l'effetto terapeutico in grado di determinare beneficio clinico, legandosi ai recettori del sistema endocannabinoide presenti in molti organi e tessuti.
In quali condizioni mediche la cannabis è risultata più efficace?
In termini di evidence-based medicine, i dati di efficacia più solidi riguardano il trattamento del dolore neuropatico, dell'inappetenza nella cachessia neoplastica, della nausea e vomito indotti da chemioradioterapia, dei movimenti involontari associati a sindrome di Tourette, dell'effetto ipotensivante nel glaucoma, della cefalea e dell'insonnia. Per nessuna di queste condizioni la cannabis medica è la prima scelta ma è più che altro da considerare un'opzione di salvataggio in casi refrattari o un'alternativa valida allorquando i trattamenti convenzionali sono mal tollerati.
Quali sono i rischi e gli effetti collaterali associati all'uso medico della cannabis?
La terapia con cannabis medica è una pratica sicura e ben tollerata, ma non è del tutto esente da rischi e dall'insorgenza di effetti collaterali, riconducibili unicamente al THC (sedazione, sonnolenza, secchezza del cavo orale, tachicardia). Gli effetti collaterali più comuni del THC sono dose-dipendenti e vengono attenuati dalla compresenza di CBD. Al fine di mitigare la comparsa di eventi avversi, la fase iniziale della cura può prevedere una titolazione lenta e graduale del dosaggio.
Quali sono le principali difficoltà che i pazienti incontrano nell’accesso alla cannabis terapeutica?
Nella classe medica c'è scarsa conoscenza della legislazione sulla cannabis terapeutica e dell'iter prescrittivo. In genere è proprio il paziente a dover sollecitare il proprio medico curante o il proprio specialista di riferimento a valutare l'eventuale indicazione all'impiego di cannabis. L'altro limite oggettivo è la disomogenea distribuzione nel territorio nazionale di farmacie competenti in materia e in grado di dispensare preparazioni galeniche a base di THC. Vi è infine da considerare l'aspetto economico, non di poco conto, visto che il costo del trattamento con cannabis medica è per molte condizioni a carico del cittadino.
Esistono programmi di supporto per i pazienti che utilizzano la cannabis a scopo terapeutico?
A livello nazionale sono presenti da pochi anni alcune associazioni nate con l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica e gli addetti ai lavori all'impiego della cannabis medica e di segnalare ai pazienti e ai propri associati medici, farmacie e percorsi terapeutico-assistenziali già presenti sul territorio.
Quali consigli daresti a chi sta considerando l'uso della cannabis medica?
Confrontarsi col proprio medico di fiducia è sempre il miglior punto di partenza. Nel caso delle indicazioni rimborsabili dal servizio sanitario regionale occorre che l'iter prescrittivo avvenga nell'ambito ospedaliero (neurologi, terapisti del dolore, ecc.) o direttamente su richiesta del medico di medicina generale. Nelle altre situazioni è consigliabile affidarsi a professionisti del settore o ad ambulatori dedicati, esperti nella prescrizione di cannabis, oppure rivolgersi ad associazioni pazienti od organizzazioni no profit attive sul territorio. Se la ricerca avviene su internet, è bene assicurarsi dell'autorevolezza e della serietà degli interlocutori.
Medico chirurgo specialista in Ematologia
Comments