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Come curare il reflusso e il rigurgito nei lattanti

Aggiornamento: 1 mar

Un disturbo molto comune che, nella sua forma meno grave, può essere notevolmente attenuato attraverso l’intervento dell’osteopata, l’allattamento al seno a richiesta e… tante coccole.



Che cos’è il reflusso gastroesofageo Molto frequente nei primi mesi di vita, il reflusso gastroesofageo è spesso fonte di grande disagio sia per i piccoli che ne sono affetti che per i loro genitori. Il disturbo è causato dal funzionamento difettoso della valvola che separa lo stomaco dall'esofago: talvolta alla nascita non è ancora del tutto formata o può presentare delle anomalie in seguito a un parto traumatico. Questo fa sì che non chiuda bene, portando alla fuoriuscita nell'esofago dei succhi gastrici e alla conseguente sensazione di bruciore.

Come si manifesta I sintomi nel neonato si manifestano come rigurgiti, vomito, sensazione di bruciore, difficoltà ad alimentarsi. Nella sua forma più grave si parla più propriamente di “malattia da reflusso gastroesofageo”. Essa presenta sintomi più vari come apnea, broncospasmo, perdita di peso. La perdita di peso è determinante per distinguere tra le due forme.

Cosa può fare l’osteopatia Attraverso leggere e delicate palpazioni, l’osteopata può alleviare le tensioni meccaniche che impediscono il corretto funzionamento della valvola interessata, sciogliendo le tensioni fibromuscolari dell'area gastro-esofagea e detendendo il nervo vago, fondamentale per il ripristino di tale funzione. Il trattamento permette così di rafforzare la valvola, inducendo nello stesso tempo una sensazione di generale rilassamento molto importante per lo stato di salute psico-fisica del piccolo.

Il trattamento osteopatico non prevede la somministrazione di farmaci, ciò nonostante è opportuno ascoltare il consiglio del proprio pediatra. Alcuni pediatri tendono infatti a trattare il disturbo farmacologicamente e continuano a farlo anche dopo l’inizio del trattamento osteopatico, altri suggeriscono invece di interrompere i farmaci con l’inizio delle sedute. Normalmente, il bambino migliora in entrambi i casi.

Ulteriori suggerimenti Nella forma meno grave, se non si verifica cioè perdita di peso, una serie di norme di comportamento possono aiutare ad alleviare il disturbo.

Innanzitutto, bisogna prestare molta attenzione all’alimentazione, assecondando le richieste del piccolo e facendolo mangiare tutte le volte che lo richiede: servirà a tranquillizzarlo e a evitare che, affamato, mangi troppo tutto in una volta, provocando così il vomito.

Quando il bambino non prende più il latte dalla mamma, talvolta il reflusso può dipendere dal tipo di latte. Per esempio, si ottengono ottimi risultati sostituendo il latte artificiale con il latte d’asina, il più simile come composizione a quello materno.

È fondamentale poi fare sentire il bambino a proprio agio, evitando di trasmettergli stress e tensioni. Anche per questo motivo, oltre che per l’aspetto strettamente nutrizionale, è molto importante non smettere di allattare al seno, accertandosi che la suzione sia quella corretta ed evitando il più possibile l’uso del ciuccio.

Il contatto fisico si può mantenere anche tenendo semplicemente il bambino in braccio, privilegiando la posizione verticale.

L’esame ecografico non è necessario in quanto potrebbe dare luogo a un falso positivo, dal momento che molti bambini a questa età non hanno ancora la valvola del tutto formata.

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